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DEFINIZIONE STRESS LAVORO CORRELATO
Cosa si intende per stress lavoro correlato
Contrariamente a quanto comunemente si creda, lo stress non è una
malattia, ma una modalità fisiologica di adattamento (eustress o stress
positivo).
Alla metà degli Anni 50, Hans Selye lo definì come la “sindrome generale
di adattamento alle sollecitazioni/richieste (stressor) dell’ambiente”,
necessario alla sopravvivenza e alla vita. Lo stress, infatti, è la
risposta complessa prodotta da un soggetto, nell’interazione con
l’ambiente: senza stress, diceva Selye, c’è la morte.
Questo può verificarsi o perché le richieste sono eccessivamente intense
o perché durano troppo a lungo, superando quindi le possibilità di
compensazione del soggetto.
Lo stress può colpire qualsiasi luogo di lavoro e lavoratore,
indipendentemente dalle dimensioni dell’azienda, dal settore di
attività, dal livello gerarchico o dalla tipologia del rapporto di
lavoro. Perciò, ferma restando la definizione di Selye, riconosciuta da
tutta la comunità scientifica, generalmente si tende a focalizzare
l’attenzione sull’aspetto disfunzionale del fenomeno soprattutto per le
conseguenze negative che comporta, sia a livello personale che delle
imprese e della società tutta.
In base ai calcoli dell’Health & Safety Executive britannico, “almeno la
metà di tutte le giornate lavorative perse sono connesse allo stress sul
lavoro”. In un altro studio sulla previsione del costo totale per
infortuni e malattie professionali si è evidenziato che, nel 1990, nel
Regno Unito, il costo a carico dei datori di lavoro era compreso tra 4,5
e 9 miliardi di sterline; i costi per le vittime e le loro famiglie sono
stati pari a circa 4,5 miliardi di sterline; il costo complessivo per
l’economia del Paese era compreso tra 6 e 12 miliardi di sterline (tra 9
e 18 miliardi di euro), pari all’1/2% della produzione nazionale
(Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute sul Lavoro, 2000).
Nell’accezione negativa del fenomeno (distress), le definizioni più
accreditate di stress correlato al lavoro sono:
1 - “Reazioni fisiche ed emotive dannose che si manifestano quando le
richieste lavorative non sono commisurate alle capacità, alle risorse o
alle esigenze dei lavoratori” (National Institute for Occupational
Safety and Health, NIOSH, 1999).
2 - “Lo stress si manifesta quando le persone percepiscono uno
squilibrio tra le richieste avanzate nei loro confronti e le risorse a
loro disposizione per far fronte a tali richieste” (European Agency for
Safety and Health at Work, 2000).
3 - “… Lo stress non è una malattia, ma una situazione di prolungata
tensione può ridurre l’efficienza sul lavoro e può determinare un
cattivo stato di salute.
Lo stress lavoro correlato può essere causato da fattori diversi come il
contenuto del lavoro, l’eventuale inadeguatezza nella gestione
dell’organizzazione del lavoro e dell’ambiente di lavoro, carenze nella
comunicazione, ecc.” ( Accordo
quadro Europeo, 2008, art. 3). Come si può notare, siamo in
presenza di una sostanziale convergenza tra i diversi istituti che
tendono ad identificare la condizione di stress nell’interazione,
talvolta negativa, che si crea tra il lavoratore e i diversi aspetti
dell’ambiente di lavoro. Una posizione che ben si coniuga con la
definizione di rischi psicosociali dell’Organizzazione Internazionale
del Lavoro (1986) e la definizione di benessere organizzativo proposta
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (1986), nonché con le
impostazioni più recenti della letteratura internazionale. E’ da
sottolineare che ai fini del decreto legislativo 81/08 e successive
integrazioni (D.Lgs 106/09) e dell’accordo europeo sullo stress, il
target di riferimento per la valutazione dello stress non è il singolo
lavoratore, ma il benessere organizzativo nel suo insieme, anche se
talvolta acquisito tramite la percezione delle singole persone.
L’elaborazione dei dati, ancorché raccolti con strumenti soggettivi,
dovrà essere fatta tenendo presente il gruppo di riferimento e non i
singoli lavoratori.
D’altro canto: “la valutazione soggettiva dell’individuo rappresenta
l’unica misura valida di benessere disponibile” (Levi, 1992). Secondo le
indicazioni dell’Agenzia Europea per la Sicurezza e la Salute del
lavoro, mutuate dagli studi di Hacker (1991) e Hacker et al. (1983), i
fattori di rischio correlati allo stress si possono suddividere in due
grandi categorie:
Ultima revisione pagina in data 04/12/10 |
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